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- LA CHIESA DI S.BERNARDINO -

L’ESTERNO

La chiesa è rigorosamente orientata verso l’est equinoziale in osservanza alla tradizione più antica. La facciata è imponente e armoniosa. Non è difficile cogliere, fin dal primo sguardo, lo straordinario senso di equilibrio originato dal rigore geometrico al quale si ispirano l’insieme e le singole parti architettoniche. Lesene che lasciano intuire la distribuzione dello spazio interno, il rosone e le rosine laterali, gli archetti pensili che corrono lungo l’intero cornicione e che costituiscono l’unico elemento decorativo delle pareti laterali si rifanno allo stile tipico delle chiese del lago e ancor prima allo stile romanico dell’XI e XII secolo. Al culmine delle lesene statuette di angeli appartenuti alla primitiva chiesa. Da notare la particolare cordonatura dei tre portali culminante in lunette.

L’INTERNO

L’interno rivela subito nell’impianto architettonico basilicale l’antichità della chiesa. L’aula liturgica,  a tre navate, è suddivisa da semplici colonne in muratura ordinaria con cinque campate ad arcate a tutto sesto con volte a botte per la navata centrale e a crociera per quelle laterali. Rende particolarmente incantevole l’ambiente l’ampio e unitario apparato decorativo ad affresco e a tromp d’oil che copre le pareti dell’intero presbiterio, dell’abside e dei due archi trionfali. La luce che filtra dalle monofore delle navate e dalle bifore degli altari laterali a strombatura profonda, crea un gioco di luci ed ombre che aiuta il fedele nel clima di raccoglimento e di preghiera oltre che a mettere in risalto particolari che solo un visitatore attento e curioso può cogliere.

L'ALTARE MAGGIORE,  dalle sinuose linee settecentesche in marmo nero di Varenna e intarsiato con altri marmi policromi, domina la navata centrale. Dello stesso stile è un antico lavabo in sacrestia e le balaustre che delimitano gli altari laterali e il battistero sulle quali è possibile osservare lo stemma dell’offerente. 

GLI AFFRESCHI DEL PRESBITERIO, di mano ignota, si rifanno allo stile barocco e sono tutti realizzati con la tecnica ad affresco e a tromp d’oil. Sulle pareti l’episodio biblico del sogno della scala di Giacobbe e la lotta di Giacobbe con l’angelo, sulla volta a botte San Bernardino nella gloria del Paradiso arricchito da elementi decorativi di frutti con festoni di foglie e rami su fondo in finto marmo policromo rinvenuti alla luce grazie al recente restauro. Sulle pareti del catino absidale in centro San Bernardino affiancato dalle raffigurazioni delle virtù teologali.

. L’affresco della volta ellittica dell’abside, che sovrasta un prezioso coro in legno di noce che corre lungo l’intero catino absidale, mostra figure d’angeli in adorazione della Colomba dello Spirito Santo. Sempre sulle pareti del presbiterio da notare la particolare rifinitura del cornicione e delle lesene, che si differenzia da quella della zona absidale realizzate sicuramente in epoca successiva in seguito ad un probabile ampliamento della chiesa verso est. Merita una particolare attenzione lo splendido affresco con finta balconata marmorea che decora la parte culminante del catino absidale. Un magnifico esempio di decorazione a tromp d’oil.

 

L'ARCO TRIONFALE, realizzato con l’innalzarsi delle quote interne dell’aula e l’allungamento verso ovest della navata centrale e la nuova edificazione delle navate laterali alla fine dell’ottocento, ci mostra un prezioso affresco raffigurante il “Cristo in Gloria” attribuito al Tagliaferri ed una scritta, purtroppo incompleta, attestante la data e probabilmente i committenti di questo ampliamento.

“TEMPLUM 19 (…) OLUS LABORE PECUNLA  1896=97 AMPLIAVIT=CONFRATRES CONSORES SS SACRAMENTI 190(0) ECORA (…)”​​

Tra le figure di santi(tra cui san Pietro)  presenti vi è il Pontefice dell’epoca, Leone XIII. Dello stesso periodo il secondo arcone trionfale con angeli in adorazione della croce; particolare, oltre all’elegante  festone di rami e foglie con frutti, la rifinitura centrale “a nuvola” dell’arco.

Sull’ altare a capo della NAVATA LATERALE DI SINISTRA ammiriamo una statua della Beata Vergine del Rosario. Particolari i quadretti che corrono lungo i lati della nicchia che raffigurano i misteri gaudiosi del  Rosario (lato sinistro), dolorosi (lato inferiore) e gloriosi (lato destro).  L’ALTARE DI DESTRA è dedicato a San Giuseppe.  Non presenta nessun particolare pregio architettonico se non la statua lignea del Santo con il Bambinello.

In una nicchia della navata laterale di sinistra è collocato il FONTE BATTESIMALE, con una bella vasca monolitica elegantemente modellata in una coppa sovrastata da un prezioso coperchio in bronzo, opera dello scultore Talamonese Roberto Bricalli, raffigurante il battesimo del Battista e Gesù con i Dodici. Dietro la vasca un artistico e pregiato ciborio in legno di noce. In questo fonte battesimale ricevette, il 22 agosto 1939, il battesimo la serva di Dio Suor Maria Laura Mainetti per la quale è in corso la causa di beatificazione.

L’ORGANO quasi sicuramente appartenente alla primitiva chiesa, rimaneggiato dalla fabbrica milanese d’organi Marelli dopo l’ampliamento di fine ottocento, è posto sopra l’ingresso principale.

Nel 2007 l’intera zona del presbiterio ha subito un importante intervento di restauro conservativo con pulitura dell’intera superficie decorata permettendo di riportare alla luce tonalità e rapporti cromatici originali attraverso l’asportazione delle incongrue ridipinture eseguite sulle decorazioni originali nel corso dei secoli. Percorrendo il perimetro interno si posso individuare diversi punti di indagine stratigrafica. Tale indagine ha permesso di conoscere l’evoluzione storica-cotruttiva ed artistica dell’edificio, oltre che a preparare la strada per una continuazione dell’intervento di restauro avviato che sicuramente riserverà numerose sorprese e ridonerà luce e splendore all’opera originaria realizzata dalla nostra gente nel corso dei secoli, persone più svariate ma tuttavia rese compatte da una fede comune.

L'ORIGINE DELLA FRAZIONE 

Il nome “Vilarico” appare per la prima volta in un documento del XII (1154). L’etimologia è di origine gallo romana e indica un fondo agricolo con selve, prati, campi, case padronali e rustici. Nel 1239 dei documenti parlano dell’esistenza di un mulino ad acqua situato a Villatico. Dopo l’alluvione del 1496 che distrusse l’abitato di San Giorgio (l’attuale Colico Piano) Villatico diventò il maggior centro abitato del Colichese. La chiesa prepositurale di San Bernardino sorge nel centro del paese. La parrocchia fu eretta intorno al 1500. Non si hanno date certe relative alla costruzione di un primo tempio che doveva essere dedicato ai Santi Fabiano e Sebastiano. Alla fine del XIII secolo esisteva certamente una primitiva chiesa in quanto a Villatico, come a San Giorgio e nel montano Fontanedo, vi era assicurato il servizio religioso.  Solamente verso la fine del XV sec. la chiesa assunse il titolo di San Bernardino, il santo predicatore senese che aveva attraversato a piedi l’Italia, toccando anche il suolo di Villatico durante il suo viaggio verso la Valtellina, richiamando la gente al culto di Gesù che sintetizzava nell’acronimo IHS “Iesus Hominun Salvator” (Gesù salvatore degli uomini). Questo edificio, nel corso dei secoli, rivestì un ruolo non soltanto religioso. Sulla piazza antistante vi si svolgevano, infatti, importanti eventi civili. Uno in particolare è da ricordare. Il 2 gennaio 1536 i capi famiglia si ritrovano per scegliere i rappresentanti della comunità da inviare a Milano per prestare giuramento al nuovo imperatore Carlo V. Una lapide posta sulla parete esterna di quella che oggi è la cappella invernale, recita così “ Rispetta o Colico questa piazza, un tempo sepolcro dei padri tuoi”. Ci ricorda che sino agli inizi del XIX secolo, sul lato sud il terreno recintato era adibito a cimitero. Un messaggio delicato e forte allo stesso tempo. Un albero che cresce ed affonda le sue radici nella terra e nella storia, quella di Villatico.

Testi e ricerca a cura di Branchini Mauro 

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