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Immagine del redattoreMolino Maufet

Le macine

Aggiornamento: 5 apr 2020


La macina del mulino ha un fascino speciale, anche quando arreda un giardino, quando fa da panca antica in un ristorante di campagna ed è il fascino del monolite, della pietra unica, solida e solenne, le cui dimensioni e precisione ci stupiscono perché pensiamo a come sia stato possibile con i mezzi del tempo, estrarre, trasportare rifinire e mettere in opera un pietre cosi grandi e pesanti.E' la stessa meraviglia che prova il turista al cospetto delle grandi strutture del passato ed è quindi opportuno spiegare quali minerali venivano scelti e perché: alcune rocce erano migliori di altre ma la la logistica e dunque la reperibilità vincolavano parecchio l’approvvigionamento bisogna ricordare che gli allora 100 km potevano significare odierni mille. In genere le macine venivano estratte la dove la roccia è più ferrosa e dura ad esclusione di scelte differenti e storicamente successive come quelle in composto di granaglia. Venivano scalpellate delle corone circolari profonde una trentina di centimetri, per un raggio di 160 cm, la macina sarebbe stata una volta finita, intorno ad i 140 cm; all'interno venivano piantati dei cunei di metallo ed altri di legno i quali venivano bagnati e dilatandosi, lavorando di concerto lungo tutta la circonferenza, staccavano la pietra. Facile a spiegarsi, ma lavoro duro e lungo, da farsi. Il trasporto era la parte del lavoro più complessa, una macina superava facilmente la tonnellata e quindi, considerati mezzi e le forze a disposizione, potevano essere necessarie settimane per raggiungere l'area del mulino, dove la pietra sarebbe stata rifinita. Se possibile si tendeva a percorrere meno strada possibile reperendole in loco. Esempi di rifinitura del fondo macinaLa rifinitura era compito del mugnaio stesso, che provvedeva ad incidere le spire che presentavano un lato affilato, i cui verso ed inclinazione, se opportunamente progettati, rendevano la manutenzione meno frequente. Inoltre la macina inferiore, era leggermente convessa, così come la macina superiore, quella mobile solidale con "l'albero motore del mulino", il fuso era ovviamente concavo. Venivano applicate delle piastre circolari di metallo dove erano presenti gli inviti per rendere meccanicamente solidali pietra ed albero.Tornando ai materiali: sin dall'antichità erano aperte diverse cave tutt’attorno al lago di Como dove si estraeva non solo la pietra granitica o la sabbia ma addirittura minerali ferrosi. Il costo era prevalentemente dato non solo dal materiale ma come accennato sopratutto dal trasporto, le migliori qualità erano comuni solo ad i mulini di proprietà di persone facoltose od appartenenti al clero. Alcuni mulini utilizzavano le mole silicee francesi di Fertè sous Jouarre, molto famose e assai richieste, molto costose. Esistono anche mole "costruite", preparate cioè in cassaforma, utilizzando la breccia, ossia con una roccia sedimentaria elastica del gruppo delle psefiti, formata da frammenti di materiale litoide a spigoli vivi in media superiore a 2 mm., cementati da materiale diverso. Il vantaggio di quest'ultimo tipo di mola era grande, in quanto, ove il territorio accidentato metteva a dura prova la ingegnosità dei valligiani, e quindi era impossibile il trasporto, venivano portati le varie componenti, che poi sul posto venivano compattate. Le mole, non dovevano superare i 60 giri al minuto per evitare il surriscaldamento.

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