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Immagine del redattoreMolino Maufet

Il silenzio della storia: opere che attendono di essere ascoltate..

Così ha rischiato di essere anche per il Molino..

Spesso, nel tumultuoso panorama contemporaneo, ci troviamo immersi in una cacofonia di voci che si sovrappongono, ognuna intenta a difendere la propria visione del mondo. In questo vortice di dibattiti e controversie Politiche e Sociali, rischia di affievolirsi un'altra voce, altrettanto importante: quella della storia.

Le opere storiche, frutto di secoli di pensiero, creatività e impegno umano, rappresentano un patrimonio inestimabile. Sono specchi che riflettono le società del passato, le loro conquiste, le loro sofferenze, i loro sogni e meno evidente, la voglia di sopravvivere alle avversità.

Eppure, non di rado, queste opere vengono relegate ai margini, dimenticate o, peggio ancora, strumentalizzate per scopi contingenti.

Bastano settant'anni per perdere la memoria storica di un luogo in una specie di processo passivo ed erosivo. Perché accade ciò? Forse perché la storia, non offre riposte immediate, non promette soluzioni facili e spesso si nasconde nei meandri dello scontato e del non detto.

La storia è un processo lento, complesso, che richiede tempo per essere compresa a fondo. E in un'epoca in cui tutto sembra accelerare, la pazienza necessaria per addentrarsi nella complessità del passato sembra un lusso che pochi possono o vogliono concedersi.

Ma è proprio in questo lento e paziente scavo che si scopre il vero valore delle opere storiche che non corrisponde necessariamente ad un semplice elenco di date e fatti ma piu verosimilmente ad un puzzle di elementi infiniti a fronte di una vita finita, temporalmente minore rispetto ai secoli trascorsi.

È un intricato tappeto di cause ed effetti, di scelte e conseguenze, che avvengono nel tempo con una lentezza quasi impercettibile. È un processo complesso, fatto di sfumature, di contraddizioni, di evoluzioni graduali e di rivoluzioni improvvise.

Sono esse, infatti, a fornirci gli strumenti per comprendere il quotidiano, per interpretare i cambiamenti che stiamo vivendo, per immaginare il futuro.

E' l'opera storica che ci richiede la capacità di immergersi in un mondo lontano dal nostro, di calarci nei panni di persone che hanno vissuto esperienze radicalmente diverse dalle nostre. Richiede, in definitiva, di rallentare il nostro ritmo e riflettere in modo onesto con qualche fatica.

Se dunque nel predominio del pensiero a breve termine la pazienza sembra un valore in estinzione a fronte di risposte gratificanti, soluzioni immediate e risposte assolute; le sfaccettarure e le ambiguità della Storia ci mettono profondamente a disagio. Il silenzio di una voce impercepibile ci spiazza, parimenti chi questa voce non la percepisce e non ne fa tesoro ci sorprende.

Ignorare il passato significa rinunciare a una parte fondamentale della nostra identità, condannarci a ripetere gli stessi errori o non prendere coscienza di quel che è mutato, a “tradurre” torti e ragioni.

la nostra tendenza all'individualismo e al presente, spesso a discapito della prospettiva più ampia che la storia ci offre. L'egoismo eccentrico e culturale del “qui e ora” ci rende impazienti riducendo i margini di manovra ma siamo pur sempre noi singoli ad assoggettarvici. L'eccessiva specializzazione che deriva dalla miriade di informazioni proposte dal mondo telematico limita la comprensione trasversale dei legami a qualunque livello del sapere.


È nostro dovere, quindi, far sì che le opere storiche non restino inascoltate, non imporsi alla Storia col nostro volere, talvolta fuoriluogo, tale da comprometterle.

Dobbiamo promuovere la ricerca storica, sostenere le istituzioni culturali, incoraggiare un dialogo costruttivo tra storici e politici per trarne tutti i potenziali vantaggi e goderne appieno.

Solo così potremo restituire alle opere storiche il posto che meritano, solo così potremo costruire un futuro fondato sulla conoscenza e sulla consapevolezza del bello.

La storia è l'albero genealogico delle nostre radici, tradizioni e di ciò che ci rende distinguibili severi nel giudicare ma fieri per delle solide basi.

Sebbene sia fondamentale rispettare ogni elemento caratterizzante un'opera storica, il come questa viene trasmessa incide profondamente sulla sua interpretazione, sulla metabolizzazione del messaggio originario.

La missione comune primaria è e resta comunque preservare gelosamentel'elemento materiale che per quanto scontato e fors'anche per la sua presenza, il primo ad essere soggetto a facile ed irreversibile perdita ma il fondamento su cui si basa ogni studio e interpretazione storica.


Si tratta di un processo dinamico un atto tutt'altro che statico, che si evolve nel tempo, influenzato dal contesto culturale e dalle nuove conoscenze. La trasmissione di un'opera storica non è solo una questione di conservazione, ma anche di comunicazione e di stimolo alla ricerca, un dialogo costante tra opera ed il pubblico.


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