Ci direte se lo sapevate.. buona lettura!
Ieri come oggi, le tasse sono indispensabii per mandare avanti la faragginosa e discontinua macchina dello Stato e garantire dunque dei servizi al cittadino.
Il punto è che a volte i governanti si sono fatti prendere la mano. Tanto che nel corso dei secoli non sono mancati esempi di tributi davvero fantasiosi e bizzarri.
Con lo sviluppo del sistema feudale, in Europa si finì per pagare tasse su tutto, a discrezione e piacere di signorotti e feudatari. I contadini versavano dazi per tagliare lerba (erbatico) e la legna, per abbeverare gli animali o attingere acqua dalle fonti, per raccogliere ghiande e frutti e per attraversare ponti (pontatico). Si pagava persino la pesca di rane negli stagni e di pesci in acqua dolce o salata, nonché la sosta sulle rive di fiumi e laghi.
Le entrate più consistenti arrivavano però attraverso il cosiddetto focatico, la tassa sul focolare domestico (introdotto nel Regno di Napoli nel 1263) che ogni famiglia possedeva per cucinare e forgiare gli attrezzi. Gli abitanti di città e campagne pagavano infatti una certa somma di denaro per ogni canna fumaria che possedevano.
Moltissimi chiusero letteralmente i camini, finendo così per riempire di fumo le case. Si moltiplicarono i casi di intossicazione da monossido di carbonio e i danni (talvolta ingenti) agli edifici con la conseguente perdita di abitazioni ed attività.
Questa imposta sopravvisse fino al 1923 nel Regno d’Italia, per venire sostituita con l’imposta di famiglia, una tassa che aveva lo stesso principio, ma che si pagava solo nei comuni sotto i 30mila abitanti. La tassa in questione venne abolita solo per un breve periodo dal 1974 fino al 1992.
Verso la fine del 1600 in Europa comparve l'imposta su porte e finestre: maggiori erano le quantità di luce e aria che entravano in casa, più alta era la cifra da versare. Immediata la reazione dei contribuenti, che in ogni parte d’Europa cominciarono a murare le finestre meno utili. L'epilogo è parimenti insalubre è bene immaginabile la dove le condizioni igieniche di per sé già non erano sempre garantite nei dovuti modi.
Questa imposta si diffuse anche in Inghilterra nel 1696 (t.1851) per far fronte allo sforzo bellico che la macchina Statale non riusciva a coprire con altre tasse.
Le guerre e le finanze precarie furono la generica accomunante per molti altri paesi anche se l'introduzione avvenne in tempi leggermente diversi. In Francia comparve cent'anni dopo, nel 1798 (t.1926), in Spagna permase fino al 1910, nei Paesi Bassi venne introdotta nel 1821 (t.1896).
La tassa, impostata su un criterio di progressività, era composta in due parti: la prima era un’aliquota unica di due scellini ad abitazione, la seconda invece riguardava il numero di finestre. Quelle con meno di dieci, erano esentate. Quelle con un numero da dieci a venti finestre pagavano ulteriori quattro scellini e infine quelle con più di venti aperture ne pagavano otto.
La tassa venne progettata per evitare le proteste dovute all'imposta sul reddito e tassare comunque gli abitanti rispetto al reddito di ognuno. Gli abitanti ritenevano che la divulgazione del reddito personale minasse la libertà del singolo cittadino.
Il pagamento di questa imposta era discontinuo e le comunità locali chiedevano frequentemente, vuoi per una carestia, vuoi per un’epidemia, delle esenzioni o dei privilegi per pagare meno o per non pagare del tutto.Non di rado poteva venir richiesto il pagamento cumulativo cosi che tre capifamiglia poveri avessero a pagare una sola tassa.
Per far fronte alla mancanza di una macchina statale efficiente, capace di recepire le tasse, si ricorse anche all'utilizzo delle strutture diocesane.
La tassa riguardava anche le botteghe, ma risparmiava le abitazioni della povera gente che non sarebbe comunque stata in grado di sostenere la tassa.
In Italia venne applicata per la prima volta nel 1700; protagonista fu la Repubblica Ligure dove si tassavano gli immobili sulla base del numero di finestre: minore di cinque, nessuna tassa; dalla sesta in avanti, 1 lira a finestra, nel caso di piccoli edifici. Se la dimora contemplava più di cinquanta finestre, si pagavano 60 lire.
Il 21 settembre del 1770 come “Colletta sulle aperture” o “gabella della luce” la tassa ebbe comparsa in Sicilia. Con essa vennero tassate le Navi, il carbone ed il vino.
Il 24 Maggio del 1800 la tassa comapre sotto la Reggenza austriaca in Città come Bologna: si pagherà 1 lira bolognese per ogni finestra (20 baiocchi).Confermano la tassa, introdotta dai Francesi, che obbliga i cittadini di Bologna a pagare una lira per ogni finestra affacciata sulla strada pubblica.
Segui Milano dove i proprietari devono pagare in ragione di una lira di Milano per ogni finestra (14 baiocchi) e possono rivalersi per la metà sui loro inquilini.
Il 19 maggio del 1848 la tassa venne nuovamente ripresa in territorio Siciliano.
Il pagamento andava a carico di chi effettivamente abitava gli appartamenti o le case indiziate; i fienili, i granai e le cantine erano esenti.
Il conteggio veniva effettuato dalle vie, dai vicoli e dai cortili a mezzo di preposti al censimento. Decine di esattori sparsi per le città con il naso e il dito all'insù prendevano cosi nota di ogni apertura tassabile fino all'introduzione di una sorta di autocertificazione.
Ma anche questa legge era facilmente aggirabile ...come ? murando le finestre !
Se dunque molte finestre furono murate e talvolta (nei casi piu artistici) rimpiazzate con Simpatici trompe-l'œil (*), altre vennero rimpicciolite, le case divennero ulteriormente malsane e, quindi, vi fu un aumento della tubercolosi nelle città e nei borghi. Si può tranquillamente affermare che è da questa tassa che derivò l'usanza di dipingere sulle facciate delle case porte e finestre finte, ed è per questo che le finestre si chiamano anche imposte.
(*) letteralmente “inganna l’occhio-è un genere pittorico che, attraverso espedienti, induce nell’osservatore l’illusione di guardare oggetti reali e tridimensionali, in realtà dipinti su una superficie bidimensionale. Il trompe-l’œil consiste tipicamente nel dipingere un soggetto in modo sufficientemente realistico, da far sparire alla vista la parete su cui è dipinto.
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